Santa Cesarea Terme ha come protettrice la ‘Vergine Cesaria‘. Molte localitĂ se ne contendono l’origine ed il luogo di nascita. Francavilla di Brindisi, cioè Francavilla Fontana, ipotesi avanzata in uno dei manoscritti che servirono da fonte per le due biografie contenute negli Acta Sanctorum, è contraddetta dal Bollandista del XVII secolo estensore delle due agiografie (ritenne la sopraccitata localitĂ troppo distante dal luogo della santificazione di Cisaria, scrivendo che la cittĂ natale fosse una Francavilla piĂą vicina, posta tra Scorrano e Maglie). Castro, facendo leva sul casato dei Vinciguerra, che veniva attribuito alla santa da un agiografo di Francavilla Fontana (questa seconda supposizione, del gallipolino Antonio Micetti, è smentita, all’inizio del Novecento, dal francescano salentino fra’ Primaldo Coco, che riabilita l’ipotesi della nascita a Francavilla Fontana).
Non sono mancate, nel corso degli anni, altre congetture, da Nardò a una localitĂ presso Porto Miggiano. L’assenza di ogni prova storica e documentazione biografica impedisce ogni decisione conclusiva e potrebbe suggerire un’altra origine della santa, che sarebbe stata importata dalla Chiesa Orientale in questa zona salentina di rito greco. La contesa sul luogo d’origine dimostra, è che il culto di Cesaria era diffuso nel Salento in numeri posti, come di comprende da diversi toponimi imparentati con nome della santa (San Cesario presso Lecce e Porto Cesareo sulla costiera di Nardò), e, ad esempio, un’abbazia dedicata a Santa Cesaria, dipendente dal grande cenobio di Casole del XII secolo.
Anche le ipotesi relative al tempo in cui la giovane sarebbe vissuta sono altrettanto divergenti tra loro. L’unico fatto certo è che, se la leggenda di Santa Cesaria (che pure esiste tramandata oralmente da tempi remoti) ha un fondamento storico nella vita di una giovane sottrattasi ad un violentatore nei pressi della grotta sulfurea, grazie ad un intervento divino, ciò deve essere avvenuto prima che la leggenda si delineasse.
Quindi l’unica indagine che, storicamente, ha un senso è quella che tenda a stabilire l’etĂ in cui la leggenda ebbe origine. Questo lembo di terra proteso verso oriente era, in un tempo remoto, lussureggiante di giardini e foreste e, come narra Dionigi di Alicarnasso, abitata da gente felice giĂ diciassette generazioni prima dell’incendio che distrusse Troia. Per le ricchezze che la natura aveva generosamente profuso e la facilitĂ con cui poteva essere raggiunta, questa terra fu, nel tempo, meta ambita da gente proveniente da Creta e dalle Isole Egee, da profughi di Troia data alle fiamme e di terre circostanti invase da orde di barbari.
Erodoto narra che ciurme di cretesi di ritorno dalla Sicilia dove erano andati a vendicare la morte del Re Minosse e del figlio Dedalo, furono sbattuti dalla tempesta e naufragarono sulla costa salentina. Qui si stabilirono e, accomunandosi con gli abitanti, fondarono colonie messapiche. Anche il geografo Strabone descrive come i Pelasgi, emigrati dalla Tessaglia, da Creta e dalle Isole Egee, costituirono la Magna Grecia, in quella parte d’Italia, allora denominata Calabria, che comprendeva il Salentum o Salentia. Altre fonti raccontano di scorribande di ciurme arcadiane e di come Idomeneo, sbarcato nei pressi di Lecce, se ne impadronì e sostituì alla lingua messapica la greca.
Coloro che di avvicinavano alla costa salentina non potevano non notare quella zona di mare, giallastra e nauseabonda, nel punto in cui sarebbe sorta Santa Cesarea. E’ il mito di Ercole a intervenire a dar ragione di questo fenomeno meraviglioso, pauroso, inspiegabile.
Si narra che Ercole, su consiglio di Pallade, accorse in aiuto di Giove e dei suoi numi, sfidati dai Giganti Lestrigoni o Titani o Leuterni, invincibili perché temprati nel ferro e nel fuoco. Ercole dopo aver compiuto i rituali sacrifici propiziatori sul colle Saturnio a Roma, si recò sui Campi Flegrei, dove avvenne lo scontro titanico e la maggior parte dei Giganti vennero uccisi. Ercole inseguì i fuggitivi superstiti fin lungo la costa della Japigia, impervia e impraticabile perché formata da rocce, caverne, antri e orridi. Qui li raggiunse e li trucidò. Gli immensi corpi dei mostri si dissolsero e la putredine che ne scaturì penetrò nel suolo rendendo sulfuree le acque sotterranee che affioravano nelle sorgenti.
Sulla leggenda pagana, tramontata col tramontare del paganesimo, si è innestata quella cristiana, che ha in comune con quella il ricorso a fattori soprannaturali per spiegare il fenomeno naturale e l’invenzione che lo zolfo disciolto nella sorgente provenga dalla putredine del corpo di un cattivo. Se ne discosta nel sostituire all’empietĂ dei mitologici Giganti quella di un uomo: il pagano, o il libidinoso padre della religiosa vergine Cesaria, o un pirata saraceno. E piĂą ancora la leggenda cristiana si allontana da quella pagana nell’introduzione del personaggio di Cesaria e della sua miracolosa sorte di essere salvata e santificata dall’intervento divino, in seguito al quale ella prende dimora nella grotta presso la sorgente.